"Chi dice che è impossibile non dovrebbe disturbare chi ce la sta facendo" – Albert Einstein.

Diagnosi differenziale cliniche della sindrome di Asperger nell´adulto Tra disturbo di personalità, fobia sociale, DOC e psicosi

Autore: Roberto Keller, Angela Aresi, Stefania Bari
Ambulatorio disturbi dello spettro autistico in età adulta ASL Torino 2

La valutazione clinica di una persona adulta in cui si sospetta la presenza di sindrome di Asperger richiede di tenere aperte una serie di possibilità cliniche alternative, a livello di diagnosi differenziale, ma anche di comorbidità.

Se già lo spettro autistico è una situazione clinica fluida con diverse sfumature, ancor più lo è la sindrome di Asperger (SA) che viaggia sul confine della neurotipicità è spesso non facile da diagnosticare in età adulta, ancor più nel genere femminile. Questo anche perché la persona con la SA che non ha mai ricevuto prima la diagnosi si è confrontata, impattata nel corso della sua esistenza con una realtà sociale che ha influenzato la stessa presentazione sintomatologica, se anzi non ha creato delle situazioni psicopatologiche secondarie (che vanno dall´ansia alla depressione a delle reazioni paranoidee) anche per l´influenza sulla vita di relazione (separazioni, lavoro, etc.)

Pertanto spesso troviamo in età adulta persone con SA o prive di diagnosi o con diagnosi diverse, e tra queste le più frequenti sono appunto disturbo di personalità, fobia sociale, DOC e psicosi. Talvolta in realtà non si tratta di misdiagnosi bensi di comorbidità (nel caso di disturbo di personalità, fobia sociale, DOC) oppure di reazioni ambientali a fattori stressanti (reazioni paranoidee); pertanto se il clinico non indaga al di là del primo quadro clinico che si presenta finisce per non individuare la SA.

Inoltre è anche possibile che sulla base di SA la persona presenti transitoriamente dei periodi con DOC o episodi psicotici, che possono rientrare. Dal punto di vista clinico nel DOC, diversamente dalla SA, troviamo pensieri, impulsi, immagini che la persona vive in modo intrusivo, egodistonico, pur riconoscendo l´appartenenza di essi alla propria mente; ma questi fenomeni non danno piacere, non riducono l´ansia anzi l´aumentano e richiedono una risposta compulsiva; sono quindi ben diversi dagli interessi selettivi, vissuti in modo egosintonico dalla persona, di cui inoltre la persona ha piacere di occuparsi. Nella fobia sociale l´ansia insorge verso persone non familiari o situazioni prestazionali in cui la persona teme di agire in modo umiliante o imbarazzante e l´esposizione provoca ansia sino all´attacco di panico; il quadro è quindi diverso dalla difficoltà di comunicazione e interazione sociale presente in modo strutturato nella SA, che è presente anche verso persone familiari e situazioni abituali non prestazionali.

Il disturbo di personalità entra in considerazione differenziale per diversi fattori: ad una valutazione superficiale la modalità di porsi della SA nel mondo può essere interpretata come bizzarra e essere vista come un disturbo schizotipico; oppure la disregolazione emotiva può essere vista come un disturbo borderline di personalità o anche la modalità di relazione sociale ritirata può essere letta come un disturbo evitante di personalità. Inoltre è possibile che in realtà vi sia una comorbidità tra un disturbo di personalità e la SA (ad esempio un disturbo paranoide di personalità, che nasce da una difficoltà di interazione individuo ambiente ma poi si struttura nel tempo con una sua modalità autonoma di pensiero rispetto alla SA).

La psicosi rappresenta un terreno di confronto delicato sul piano clinico, sia perché la difficoltà di interazione sociale, unita alle difficoltà di interpretazione semantiche, ad esempio quando la persona non è consapevole della SA, è uno stressor che può portare a scompensi paranoidi transitori, sia perché in alcuni casi vi può essere una evoluzione negativa verso quadri psicotici più strutturati e duraturi, sia anche perché la psicosi può rappresentare una misdiagnosi nei confronti della SA.

La valutazione clinica deve quindi approfondire attentamente l´anamnesi soprattutto dei primi anni di vita e dei primi momenti di interazione sociale, deve utilizzare dove necessario degli strumenti testistici specifici (es RAADS, SCID) che possono aiutare nel definire il quadro o le comorbidità.

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