"Chi dice che è impossibile non dovrebbe disturbare chi ce la sta facendo" – Albert Einstein.

la casa di Toti

Il senso dell’accoglienza
Una coppia siciliana e il loro figlio che ha una particolare forma di autismo. Un giovane del Gambia arrivato con i barconi che lo accudisce.
E un’idea di comunità che nascerà attorno a una villa nelle campagne di Modica
Un casale-albergo etico per dare a Toti il futuro
di Simone Fanti
Venerdì 1 Gennaio 2016
Orizzonti Corriere della Sera
Un casale del ‘700 immerso nellacampagna di Modica (Rg), oggi casa
di vacanze.
Ecco il luogo dove nascerà La Casa di Toti, un «albergoetico» che darà alloggio, lavoro e un
futuro ad alcune persone con disabilità psichiche. È il grande sogno,
che si sta realizzando, di una mamma siciliana, Maria (detta Muni) Sigona e del
marito Michele Lanza.
Lo fanno per il primogenito Salvatore detto Toti, ragazzone di quasi 17 anni, alto un metro e79, colpito all’età di due anni da una malattiaancora poco chiara ai medici. «Forse perché
racconta la donna di 44 anni al telefono con vocecalda, emozionata che sprigiona energia è uno strano mix di più problematiche, all’autismo ad alto funzionamento verbale si aggiungono alcune psicosi a esordio infantile. I medici ci hanno avvertiti che l’esito finale di questo percorso potrebbe sfociare nella schizofrenia».
Potrebbe accaderequando non ci saranno più i genitori a proteggerlo e quando l’«impegno» cadrebbe sulle spalle del fratello Felice che ha 4 anni in meno. «Vogliamo
evitare che nel suo destino ci sia scritta, di nuovo,la parola istituto. Toti è già stato ricoverato instrutture specializzate, si fa per dire», continuacon piglio triste e al contempo arrabbiato Muni.
«C’è stato per seguire delle terapie ed è statomaltrattato. Non ce lo perdoneremo mai. Da allora ci siamo ripromessi che sarebbe stato solo con
noi o in posti di fiducia».
E con persone di fiducia come Ebrima, un migrante di circa 21 anni giunto dal Gambia attraverso il deserto e il canale di Sicilia a Lampedusa. I Lanza lo hanno incontrato al centro Del buonSamaritano di Catania e «oggi è il miglior amicodi mio figlio, il suo custode per 8 ore al giorno»,spiega Muni. «Mio figlio è molto impegnativo».
Anche per dare sfogo a tutta questa energia la Casa di Toti Onlus organizza laboratori ludico-ricreativi pomeridiani. A coordinarli, c’è personale
qualificato, volontari e tirocinanti dell’università
di Catania che li intrattengono persino con ilteatro facendogli calcare il palcoscenico Calle Calle creato nei locali offerti dal Comune di Trecasta-
gni (Ct).Ma non basta. È necessario fare di più, è importante «costruire una casa dove i ragazzi, insiemeai loro tutor, riescano ad avere un lavoro e una
loro dimensione». Meglio un albergo etico, una comunità condotta da una decina di ragazzi con disabilità. Qualsiasi disabilità sottolinea con forza
Muni. La struttura di base c’è già. Si trova a Modica, città barocca nel cuore della Sicilia: è la tenuta S. Filippo, l’antico casale settecentesco di famiglia
che, in questo momento, è una casa vacanze. «Infuturo sarà un po’ casa e un po’ albergo si
legge sul progetto — una nuova forma di ospitali-
tà dove i gestori e gli ospiti saranno dislocati in
immobili diversi che si trovano all’interno della
stessa masseria». Una rivincita sul destino. «Colpa
forse di una “schifosa” positività, come la chiamo
io: non ho mai avuto una vita facile. Mio padre era
un grande pubblicitario, da Milano aveva portato
la sua azienda a Catania. Purtroppo rimase vittimadel racket. Lui non ne parlò con nessuno, vennedivorato dai debiti. All’epoca in cui stavo per partire per l’università, lo trovammo morto suicida.Non ce l’aveva fatta.
A 19 anni ho iniziato a lavorare, a poco a poco abbiamo ripagato i suoi debiti».
Già allora Maria aveva a fianco il futuro marito.
Solo più tardi sono arrivati Toti e Felice che dapiccolo ha rischiato di morire per un’ischemia cerebrale «e che non è del tutto fuori pericolo a
detta dei medici. Sono comunque contenta. Forse è questo che mi dà la forza: ci siamo sempre rialzati». E il progetto prende forma. «La mia famiglia ha donato un terreno per costruire laresidenza priva di barriere, che sarà di circa 300metri quadri accanto all’albergo e il primo di dicembre è stato firmato un accordo con FrancoAntonello patron della fondazioneI bambini delle fate di Castelfranco Veneto (Tv)». Questa fondazione, che associa 600 imprenditori e oltre mille privati, inserirà il progetto tra i 36 che già finanziain nove regioni italiane. «Ora con il loro contributo cercheremo 30 imprenditori in Sicilia dal cuore grande che sosterranno la nostra idea».
L’iniziativa, che risponde a un’esigenza concreta dei genitori con figli con disabilità, si spande a macchia d’olio in Sicilia: «Sono stata contattata conclude la donna  da una famiglia che vorrebbe donare un palazzo antico, stupendo, con cortee giardino. Lo offrirebbero ad un ente religioso che, coadiuvato dalla nostra Onlus, potrà gestire
un’attività solidale ed occupazionale per i nostri ragazzi.”

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