Divenuta mamma giovanissima, Onorina D’Agata ha compiuto un percorso ad ostacoli prima di giungere alla diagnosi della patologia del suo primogenito, alle modalità di gestione della stessa condizione inclusi i risvolti sociali. “Sino a quando Michele aveva un anno e mezzo – racconta – non mi ero accorta di nulla. Michele, il cui sonno notturno era frammentario e disturbato, parlava al pari dei bimbi della sua età. Poiché a seguito di una faringite non riuscì più ad alimentarsi, fu ricoverato. Dopo la parentesi ospedaliera, Michele non soltanto pronunciava parole prive di senso, ma, piuttosto che rispondere alle domande che gli venivano poste, reiterava le stesse domande. Vista l’estraneità con il linguaggio verbale, cercò di riparare col disegno, grazie a cui avanzava richieste, formulava assensi e dinieghi, manifestava le sue emozioni. Dopo aver sottoposto Michele ad una lunga sequela di visite specialistiche presso ospedali del Nord Italia, dove ravvisarono un presunto ritardo nel linguaggio e nello sviluppo psico-motorio, il neuropsichiatra infantile siracusano, Franco Sciuto, formulò la diagnosi di autismo. Il dottor Sciuto e i terapisti furono i miei primi punti di riferimento per intraprendere questo doloroso percorso. Dopo lo smarrimento iniziale, che mai, comunque, ha inficiato l’amore per mio figlio, mi sono interrogata sul da farsi. Ho frequentato vari corsi nell’ambito dei quali ho capito che, innanzitutto, dovevo mettermi in gioco io. Fondamentale si è rivelato il percorso di crescita personale realizzato nell’ambito della psicologia transpersonale e incentrato sulla chinesiologia, liberazione delle tensioni emozionali e trasformazione del peso dell’inconscio. Lì ho compreso quanto il corso aiutasse me e, dunque, mio figlio. Certamente, devo dire grazie anche agli operatori del centro di riabilitazione in cui lavoro come ausiliaria socio-sanitaria e all’interno del quale mi sto impegnando per assumere la qualifica di operatrice socio-sanitaria. Si tratta di persone che, oltre che con il cervello e con le mani, lavorano con il cuore. Anche la generosità e la disponibilità di alcuni amici, parenti e medici mi sono state di grande aiuto. Michele, nel tempo, ha recuperato l’uso del linguaggio, intessendo anche una vitale rete di relazioni con il mondo esterno. La patologia, poi, non gli ha impedito di frequentare la scuola sino al conseguimento del diploma, dopo il quale ha partecipato ad un corso di formazione professionale sulle risorse manuali. Attualmente, Michele è in cura con l’equipe della Salute Mentale Adulti presso l’ambulatorio del CSM di Siracusa, ad ogni visita, vengono stabiliti degli obiettivi da raggiungere, la cui verifica viene rimandata alla seduta successiva. Nel frattempo, ho partecipato al “Parent-Training” tenuto dalla dott.ssa Bianca,Dott. Chibbaro, Zisa, teso a informare i genitori su ciò che si può condividere a livello scientifico sull’autismo e sugli interventi terapeutici. Il P.T. serve anche a formare i genitori sul comportamento da adottare per aiutare i loro figli nel quotidiano, anche nel caso in cui questi presentino comportamenti problema . Onorina, infine, evidenzia, come i problemi per suo figlio e per i soggetti affetti dalla stessa patologia si amplifichino col passare degli anni, per via della mancanza di strutture ad hoc. ”Nella nostra città e in tutta l’Italia meridionale in genere – dice – non esistono centri ricreativi in cui i soggetti come mio figlio possano impiegare proficuamente il tempo e, soprattutto, delle strutture che possano sostituire gli ambienti familiari, quando noi genitori verremo a mancare. Con enormi sacrifici, ho comprato, dunque, una casetta a Michele, perché in seguito possa almeno disporre di una sua dimora, senza mai smettere di sognare.”
Lucia Corsale
Un commento su “Onorina D.:”Cercando me stessa, ho trovato mio figlio””
Questa storia mi ha toccato l’anima. Quanto coraggio, solo una mamma può fare tutto questo.