Lo sguardo, spesso eluso all’interlocutore, rivela la docilità della sua natura e l’intensità della sua emotività. Cauto osservatore delle fisionomie ed espressioni altrui da cui ricava i tratti essenziali delle varie personalità, ascolta per ore senza fiatare. Le sue brevi risposte, prive di prosodia e disseminate di suoni gutturali, sono comunque la prova di un superato impaccio. Una sorta di regalo, dunque, che Marco Noto, 34 anni, ci fa per raccontare delle sue giornate che, sull’unico sfondo delle pareti domestiche, avanzano pian piano: il risveglio in tarda mattinata e sempre incitato dalla madre; la cura dell’igiene personale con il supporto dei genitori; la gustosa colazione arricchita volentieri dalla sua amata nutella; la visione dei cartoni animati che sempre destano la sua curiosità; la composizione di nuovi e vecchi puzzle; e, soprattutto, l’ascolto e il trasporto della musica. Piuttosto che citare il titolo della sua canzone preferita, “L’emozione non ha voce” un successo targato Adriano Celentano, Marco, addirittura, la canticchia. Un amore per la melodia che Marco trasfonde anche nel ballo, trascinato dalla pedagogista, Pamela Speranza, con cui è nata una solida amicizia. Oltre ai genitori e alla pedagogista, a dare linfa alle giornate di Marco è anche lo psicologo, Salvo Greco che, grazie al costante lavoro, sta spezzando gradatamente lo stato di totale isolamento di Marco. Piccole conquiste, giorno dopo giorno, per far varcare a Marco la porta d’ingresso, così da raggiungere il pianerottolo. E, poi, un passo e un altro ancora per percorrere le rampe di scale sino al portone. E un altro impegnativo test per passeggiare all’aperto nell’area circostante l’abitato. Un tassello dopo l’altro, caro Marco, perché tu possa raggiungere la mèta.
Lucia Corsale