"Chi dice che è impossibile non dovrebbe disturbare chi ce la sta facendo" – Albert Einstein.

Santa Rita La China: il brillio della natura, l’ombra della società

  madre di Terence

Le avversità, frappostesi  nel corso della sua esistenza,non le hanno isterilito il cuore né soffocato l’incanto. L’amore per il prossimo, infatti, suo fedele compagno, è anche  nutrimento della pace  interiore. I paesaggi mozza fiato, il brio delle spume ondose e la varietà del creato sempre le destano stupore.  Santa Rita La China, 59 anni,  il sorriso che spesso le affiora, ci racconta la sua esperienza.

“Immediatamente dopo il parto – dice – quando il personale medico mi mise dinanzi mio figlio,  Terence, restai veramente affascinata dalla sua bellezza. Nei giorni a seguire, mi  occupai di lui con la tenerezza che contraddistingue ogni   madre, nonostante la sua incontenibile irrequietezza mettesse a dura prova il mio sistema nervoso. Anche tenerlo in braccio, infatti, risultava difficoltoso.  Non  appena mosse i primi passi, mi accorsi   che, a mo’ di saltello,  poggiava, soprattutto, la parte anteriore dei piedi. Come se ciò non fosse bastevole,  nei momenti di particolare nervosismo toccava le persone che gli venivano a tiro. Una situazione molto imbarazzante per me e mio marito che, di volta in volta, andavamo a scusarci con il destinatario. Quando Terence cominciò  parlare, esprimendosi in terza persona, ritenni necessario, dunque,  consultare un medico che, però, snobbò i sintomi.  Senza arrendermi, mi rivolsi  ad altri specialisti, le cui diagnosi furono però, inadeguate. Soltanto, quando chiedemmo  aiuto ad un medico del centro “Oasi” di Troina apprendemmo che si trattava di autismo. Nonostante la dichiarata diagnosi, fu impossibile eseguire in quei giorni  degli accertamenti, perché Terence non stava un attimo fermo.  Successivamente, fu preso in cura dalla neuropsichiatria infantile di Siracusa.”

Santa Rita La China ci parla, poi, del percorso scolastico intrapreso da Terence in un clima di diffidenza e di ostilità. “Gli insegnanti curriculari e quelli di sostegno, avvicendatisi nel tempo – racconta – mai presero a cuore la situazione di Terence,  rimasto spesso isolato. Inoltre, dimostrando una certa incapacità gestionale, ogni volta che Terence andava in escandescenze, mi chiamavano, perché io intervenissi. Alla fine del percorso scolastico, quando Terence conseguì la licenza liceale allo scientifico gli consegnarono un diploma differenziato che non gli ha consentito  l’accesso all’università. “

Infine, Santa Rita narra della contrarietà della società nei confronti di Terence. “Mi sono sempre adoperata – dice – per l’organizzazione di occasioni adatte a far interagire Terence.  Ripetutamente, ho dialogato con i compagni e i loro genitori perché organizzassero mangiate di pizza, giocate a tombola nel periodo natalizio,  ma hanno fatto orecchie da mercante. Se non fosse per l’apertura e la benevolenza di poche persone mio figlio vivrebbe isolato, con grave pregiudizio per la sua psiche.

 

Lucia Corsale

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