La sua grintosa indole, determinante per il superamento di svariati ostacoli, lungi dall’essere durezza, si tramuta in morbido abbraccio verso il prossimo. Nadia Garofalo, 61 anni, sorriso aperto ed agire energico, ci racconta della maternità vissuta con pienezza, a dispetto dei condizionamenti e delle restrizioni impostile dalle circostanze. “Nonostante non aspirassi ad una terza gravidanza – racconta – ne fui felice già al momento in cui scoprii di essere incinta. Immediatamente dopo il parto e nei primi mesi di vita di Gregory non notai alcuna anomalia. Quando, però, mio figlio compì 8 mesi consultai il pediatra, perché potesse dare una spiegazione alla serie di sintomi che Gregory presentava: dalla rigidità muscolare, che si notava, soprattutto, durante il cambio del pannolino; al pianto disperato, immotivato e inconsolabile; nonché alla mancanza di interesse verso vari giocattoli, compresi quelli luminosi o che, per l’emissione di suoni, avrebbero catturato l’attenzione di qualsiasi altro bambino della sua età. Il pediatra mi consigliò di rivolgermi all’Aias, il cui medico diagnosticò un’ipertermia, rassicurandomi, comunque, che Gregory avrebbe presto preso a camminare, dopo, però, un periodo dedicato a gattonare. Poiché, successivamente, mi accorsi che Gregory camminava sulle punte, mi rivolsi nuovamente al pediatra il quale, con lo scrupolo e la disponibilità che gli erano propri, mi consigliò di rivolgermi al policlinico di Catania. Ricoverato Gregory per una settimana, i medici della struttura mi comunicarono che il bambino, oltre ad essere affetto da una paralisi cerebrale infantile, era sordo. Sempre su consiglio del pediatra, mi recai alla “Cittadella della salute” di Messina, dove un emerito professore asserì, senza ombra di dubbio, che si trattava di autismo e che per tale ragione il bambino necessitava di un logopedista e di un trattamento riabilitativo. Gregory, infatti, nonostante fosse attratto dai cartoni animati e dalla pubblicità televisiva, fino a due anni pronunciava, soltanto, “mamma” e “papà”; a 3-4 anni, il suo vocabolario raggiungeva in totale circa 50 parole e sinora il suo eloquio non è sciolto, ma deve essere sollecitato.”
Nadia Garofalo, dunque, ci racconta della soddisfacente esperienza di Gregory in ambito scolastico. “Nonostante Gregory rifuggisse la compagnia – dice – è riuscito ad inserirsi al meglio in ambito scolastico, grazie alla presenza di validi insegnanti di sostegno. Nella scuola dell’infanzia, ad esempio, l’insegnante, affinché Gregory potesse apprendere i raccontini, adottava un metodo basato sull’associazione fra sequenze e immagini. Fondamentali per la buona riuscita di tale esperimento, sono state, comunque, la memoria di ferro di Gregory e la sua buona percezione visiva, che gli ha consentito, tra l’altro, di imparare a leggere, prima ancora di sapere scrivere. Nella scuola primaria e in quella secondaria di primo grado le insegnanti avvicendatesi si sono impegnate molto per abbattere i vari pregiudizi che via via andavano formandosi sulla persona di Gregory. Nell’istituto scolastico per ragionieri, l’”Insolera”, addirittura l’insegnante di sostegno gli riassumeva la lezione in un linguaggio semplice, visto che a Gregory risulta difficile applicarsi sui libri.”
Nonostante l’ottimismo e i risultati conseguiti, Nadia Garofalo non nasconde la sua amarezza per il futuro. “ Le prospettive lavorative, già esigue per la maggior parte dei ragazzi, – dice – diventano pressoché assenti nel caso di soggetti affetti da patologie serie per la cui guarigione la ricerca scientifica può fare ben poco. Mi auguro, dunque, che per tali persone possano individuarsi ambiti di occupazione.”
Lucia Corsale