Accettando a denti stretti le sfide che la vita gli pone, Mario De Caro, 58 anni, racconta le proprie vicissitudini e critica aspramente le istituzioni che con un colpo di spugna cancellano i sussidi agli aventi diritto. Una situazione economica sempre precaria, la sua, che da quattro anni, però, è divenuta pressoché insostenibile. Per sbarcare il lunario ed evitare che la famiglia possa soccombere alla povertà estrema, Mario De Caro vive, dunque, di espedienti.
“Nei primi mesi di vita- dice – Fabrizio non manifestò alcun disturbo: mangiava e dormiva regolarmente e non era irrequieto. Anche quando frequentò l’asilo la sua condotta non destò preoccupazione; ciò che lo contraddistingueva dagli altri erano quelle frequenti oscillazioni della testa a destra e a manca. Gli specialisti allora consultati ci riferirono, però, che tale disturbo rientrava nella norma e che il bambino aveva bisogno, soltanto, di godere della compagnia dei coetanei. In effetti, Fabrizio, era molto solitario: le rare volte in cui andava in cortile si univa agli altri, soltanto, per poco tempo e, poi, in un cantuccio, da solo, continuava a dare calci al pallone. La stessa situazione si ripeteva alle feste di compleanno: dopo aver condiviso con gli altri qualche breve momento, si appartava. Tra i trastulli a cui si dedicava in casa, ricordo le macchinine telecomandate e il disegno, soppiantatati all’età di dieci anni dal computer. “
Mario De Caro, poi, si sofferma sul periodo successivo, quando a Fabrizio, che allora frequentava il primo anno della scuola media superiore, gli fu riconosciuta la sindrome autistica. “Dopo averlo fatto sottoporre a numerose visite specialistiche – dice – finalmente, un medico formulò l’esatta diagnosi e dispose il ricovero all’ospedale “Muscatello” di Augusta, per consentire gli accertamenti del caso. Per me e mia moglie fu una doccia fredda: non pensavamo minimamente che nostro figlio potesse soffrire di una siffatta patologia. Fabrizio, anche se con scadente profitto, ha, comunque, proseguito il percorso di studi, sino al conseguimento del diploma all’istituto Ipsia. Attualmente, è in cura presso il Dipartimento di igiene salute mentale di Siracusa ed assume, ogni sera, degli psicofarmaci, per mitigare lo stato di irrequietezza.”
Infine, Mario De Caro, racconta della beffa riservatagli dall’Inps. “Visto che mio figlio avrebbe bisogno della pensione di accompagnamento,- dice – mesi fa, presentai all’Inps la relativa domanda corredata dai certificati degli specialisti. Per qualche logica perversa, il personale addetto ha abbassato, invece, la soglia di invalidità dall’80 al 61 per cento, decretando, a partire dal luglio 2017, anche l’eliminazione della pensione di invalidità pari a 286 euro che mio figlio percepiva in precedenza. Una vera vergogna che non può passare inosservata e per risolvere la quale mi sono rivolto al legale di un patronato. Se si considera, pure, che io non lavoro dal 2013 e che mia moglie, dallo stesso anno, è disoccupata, il problema assume contorni preoccupanti. Sono, comunque, deciso a far valere i miei sacrosanti diritti.”
Lucia Corsale