Come ogni madre, idealizzando il figlio e prefigurando per lui un futuro di gioia e prosperità, rifiutò, di primo acchito, qualsiasi congettura di sventura e dolore che lo riguardasse. La cruda verità diventò, dunque, per Aurora Gugliotta motivo di censura, storia incredibile, errore spropositato che lede il cuore e la dignità. Eppure, in quella discendenza che, concepita col desio dei sensi, sorregge l’anima, in quel dono d’amore divenuto vita, in quel sogno che colma il vuoto e alimenta la speranza, si era già insinuato un non so che di inusitato. E, così, per Aurora Gugliotta, ora 51 enne, madre di Giorgio Scala, che ha compiuto 26 anni, si aprì un tunnel in cui la presa di coscienza, l’accettazione, rappresentarono la via d’uscita, la salvezza. Con proprietà di linguaggio, nonostante la sua origine venezuelana, Aurora Gugliotta specifica che: “Giorgio è il mio primogenito. Dopo di lui ho avuto una femmina che, ormai 24 enne, risiede negli Stati Uniti.” Per quanto riguarda la gravidanza, Aurora ricorda come la stessa scorse senza particolari intoppi, ad eccezione di una minaccia di aborto, pericolo che, comunque, rientrò.” I problemi – dice – sorsero quando Giorgio venne alla luce, perché piangeva giorno e notte, senza sosta, rendendomi la vita impossibile. Dopo pochi mesi consultai un medico Di Barqui Simeto, in Venezuela, il quale diagnosticò, oltre al ritardo mentale, la sindrome autistica. Non volli credergli e mi rivolsi prima ad un altro medico, poi ad altri ancora, girovagando così fra varie strutture sanitarie. Ognuno formulò diagnosi diverse che mi fecero sperare per il meglio. Tra l’altro, poiché dalla risonanza emerse con chiarezza la presenza di una ciste in un’area vicino al cervello, i sanitari credettero che i problemi di Giorgio fossero imputabili a ciò. Per alleviare quelli che, erroneamente, furono considerati disturbi del sonn
o, qualche medico gli somministrò, intanto, dei blandi medicinali.” Aurora Gugliotta racconta anche delle peripezie per l’iscrizione, mai avvenuta, di Giorgio alla scuola materna. “Gli insegnanti – dice – dopo qualche giorno di prova, si rifiutavano categoricamente di badare a Giorgio, perché piangeva ininterrottamente, non socializzava e non si atteneva alle istruzioni e alle norme di comportamento suggeritegli.”
A distanza di tempo, la reiterazione della diagnosi, da parte di un altro medico, non lasciò scampo ad ipotesi aggiuntive. “Quando Giorgio compì 7 anni – dice – un medico ribadì che si trattava di ritardo mentale e sindrome autistica. Non mi restò, dunque, che accettare la realtà e sbracciarmi per tentare di aiutare Giorgio con l’ausilio di ogni strumento possibile, assicurandogli una vita per certi versi decorosa. Mi trasferii, dunque, a Caracas, nella certezza che la capitale potesse offrirmi maggiori opportunità.”
Infine, Aurora Gugliotta si sofferma su alcuni dei sintomi che accusa Giorgio. ”Pur essendo molto docile – dice – dopo aver raggiunto la maggiore età, ha sofferto sempre più di disturbi d’ansia, che cerchiamo di tenere a bada con taluni psicofarmaci. Sebbene non sia ipersensibile agli odori, né percepisca taluni aromi come puzze nauseabonde, i rumori di una certa entità lo infastidiscono oltre modo. Ciò che mi dà pensiero, anche se gli accade raramente e per pochi istanti, è la perdita di contatto con la realtà, durante cui Giorgio si estranea completamente dal contesto, senza riconoscere chi gli sta intorno.” Frazioni di tempo che conducono Giorgio in luoghi sconosciuti, dove la vita, forse, diviene quiete, e l’essenza mutua il nome dell’amore.
Lucia Corsale