Con lo sguardo limpido dell’innocenza, che svela la pacatezza dello spirito, e il sorriso di chi, ignaro degli orrori del mondo, si crogiola nel guscio familiare, Giorgio Scala mi stringe la mano e, abbozzando qualche parola, svela la prosodia venezuelana. La sua mente vaga in un mondo in cui la vita scaccia la morte ed il gioco è rifugio della speranza, in cui trame di fiction e cartoon sono sentieri di pensieri e promesse di felicità, in cui i sentimenti mai avversi e contrastanti sono impastati con dolcezza e benignità.
“È mia intenzione – premette la madre – riportare Giorgio fra i banchi di scuola, affinché possa imparare l’italiano e completare gli studi. Per farraginose procedure burocratiche, sto aspettando, però, che Giorgio acquisisca la cittadinanza italiana. La mancata conoscenza della lingua costituisce, infatti, una barriera invalicabile per la socializzazione di mio figlio, che sta, comunque, frequentando il corso di fotografia, tenuto dall’esperto, Giuseppe Briffa, presso il Dipartimento di igiene salute mentale.” L’arte fotografica, consentendo a Giorgio di soffermarsi sulle manifestazioni della vita, diviene esplicita manifestazione del reale, scoperta dell’ineffabile, esplorazione di luoghi reconditi e di sé. Tra tutti i tesori che l’ambiente gli offre, Giorgio punta, spesso, l’obiettivo proprio sulla madre, scrigno di amore e felicità.
Beneficiando del supporto di Aurora, che traduce e integra il racconto del figlio, Giorgio mi specifica come, tra i tanti amici, prediliga Alberto, un suo vicino di casa di soli 5 anni, con cui si sofferma anche a guardare la TV. Affinità di caratteri e di ideali, scorti immediatamente, e che i due hanno coltivato nel tempo anche con lo zampino di Arturo, il gattone di Alberto che a proprio agio si aggira in casa di Giorgio come se fosse nella sua dimora. Visto che l’ evoluzione intellettiva di Giorgio sconosce i gradi progressivi della maturità, il ragazzo ama molto le attività ludiche; ai giochi elettronici di ultima generazione come la play station affianca quello tradizionale della palla, soprattutto, se immerso nell’azzurro del mare. Eh, sì, oltre che “tirare” e “passare” , a Giorgio piace molto fendere l’acqua con ampie bracciate, sollazzandosi con la carezza della brezza marina e il fremito dell’onda. “È mia intenzione – dice la madre – iscriverlo ad un corso di nuoto. Oltre a giovare alla sua salute, tale sport gli rinfrancherebbe l’anima.
”Sebbene a Giorgio piacciano tutti i generi musicali, lo stesso predilige il pop e il rock leggero i cui ritmi, incontenibili impeti di gioia, lo inducono, spesso, a ballare. E, così, mentre la musica lo risucchia nel suo vortice di emotività, Giorgio esorcizza false credenze, esecrabili ritrosie, miserevoli commiserazioni prendendo a morsi la libertà.
Adesso è stanco Giorgio e come un cucciolo si accovaccia sul divano, cingendo con le braccia i fianchi della mamma.
“Devo andare – dico – “.
Aurora e Giorgio mi accompagnano sino alla soglia della porta: un’altra stretta di mano e mi accingo a scendere la rampa di scale.
“Ciao, Lucia!” –
“Ciao, Giorgio!”
Il sentire comune colma i divari d’ogni sorta, dona senso alle parole, nutre la nostra emotività.
Lucia Corsale