Sospinta da quell’amore che sconosce riserve e condizionamenti e aggrappata all’interminabile filo della speranza, si è battuta per rabbonire le forze disfattiste del destino, tingendo la vita a tinte tenui. Alba Sirugo, 58 anni, parlata fluida e chiara, racconta le vicissitudini di Alfeo, a cui ha trasmesso la misura delle doti morali, il senso dell’essere senza l’urgenza dell’avere e la gioia di un sorriso.
“Alfeo, che nacque 25 anni fa, – dice – è il secondo figlio, dopo Tecla, adesso 29enne. Entrambi vennero alla luce al settimo mese di gravidanza, però, mentre nel caso di Tecla il parto fu naturale, per Alfeo si rese necessario il cesareo. Un intervento che mi fu annunciato già al quinto mese di gravidanza, visto che il feto presentava dei problemi di idrocefalia. Nonostante pensassi di portare a compimento i nove mesi di gravidanza, le doglie si presentarono precocemente, appunto dopo sette mesi. Al momento della nascita, nell’ospedale “Di Maria” di Avola, Alfeo era ipotonico e, dunque, non si muoveva. Si rese necessario il prolungamento del ricovero e all’età di due mesi, quando già Alfredo era stato dimesso, fu ospedalizzato all’Umberto I, a causa delle crisi respiratorie; si trattava, in effetti, di crisi epilettiche, ma nessuno le diagnosticò. Nel corso di quest’ultimo ricovero, da una Tac emerse una macchia al cervello, che fu scambiata per un tumore. Con il cuore a pezzi, io e mio marito partimmo alla volta del “Gaslini” di Milano, dove, a seguito di numerosi accertamenti, gli fu diagnosticata una disgenesia del corpo calloso, ossia la mancanza di una parte dello stesso. Per bloccare le crisi epilettiche che da ciò avevano origine fu somministrato ad Alfeo un farmaco, che, però, lo sconquassava. Ci rivolgemmo, successivamente, al policlinico di Messina e poi a quello di Catania, e, finalmente, nel nosocomio di Siracusa si giunse alla completa diagnosi: tratti del disturbo autistico. Un percorso tortuoso che io e mio marito abbiamo affrontato con determinazione, sostenendoci a vicenda negli inevitabili momenti di cedimento e facendo attenzione a non trascurare Tecla, il cui coinvolgimento è stato inevitabile. In questi lunghi anni, ho sempre cercato di mantenere alto l’umore, affinché il mio atteggiamento potesse avere un’eco in famiglia, e di trovare il risvolto positivo nelle avversità.”
Alba Sirugo, nell’annunciare che Alfeo è attualmente affidato alle cure dell’équipe diretta dallo psichiatra, Lorenzo Filippone, presso il Dipartimento salute mentale, specifica che si è trattato di un passaggio necessario, dopo quella volta in cui i sanitari del reparto di neuropschiatria di una struttura locale vollero consegnare l’esito di un esame clinico ad Alfeo, colpito da un’ennesima crisi epilettica.
Alba Sirugo racconta, infine, dell’ambiente favorevole che Alfeo ha trovato a scuola. “Durante l’intero percorso scolastico che Alfeo ha ultimato all’Istituto d’Arte “Gaggini”, – dice – mi sono imbattuta in professori di sostegno responsabili, umani, pronti sempre ad esaltare i punti di forza di mio figlio, facendo leva, al contempo, sull’ambiente familiare. Un circuito virtuoso che ha prodotto effetti benèfici sulla serenità di mio figlio che sensibile alle correnti di emozioni, risponde spesso con un sorriso.
Lucia Corsale