"Chi dice che è impossibile non dovrebbe disturbare chi ce la sta facendo" – Albert Einstein.

ALFEO GENOVA: IL GIOCO CINICO DELLA VITA E LA LEVITA’ DELL’ESSERE

 

Con lo spirito di chi dalla vita trae comunque  slancio, apre la porta e, bando alle convenzioni, mi cinge in un caloroso abbraccio.  Si presenta,  Alfeo Genova, 25 anni,  e mi accompagna in  soggiorno: il suo incedere è meccanico, sorretto  forse da fili invisibili legati ad aria e  cielo; la parlata, che procede con balzi in avanti e battute di arresto, ha la freschezza dell’acqua di fonte; il sorriso è uno sboccio perenne di primavera. Mi accomodo e nello sguardo,  che dell’innocenza porta il valore, colgo  una luce canzonatoria. Eh sì, con l’enfasi di un trionfatore, Alfeo mi racconta di quando rimproverò il  conducente del bus-navetta per la guida maldestra. ”Mia madre – lo redarguì – porta l’auto molto meglio di lei.  E anche della volta in cui all’interno della farmacia che è solito frequentare e al cospetto di numerosi clienti,  impartì ordini al personale,  spiegando quali mansioni dovessero svolgere.

Un vero mattacchione questo Alfeo che si incanta nel  guardare aerei ed elicotteri solcare il cielo e che va matto per le auto, specialmente, per le Lamborghini,  Alfa Romeo  e  Porsche.  Le nuove Fiat Tipo – dice poi  – sono  super accessoriate e anche molto comode. “

È la musica, comunque, il suo motivo soave, la sua  interiore armonia, che lo conduce  in un  mondo fantastico dove la felicità è forse  un tetto di glassa e marzapane,  un castello difeso da draghi alati e principi nani,  un tappeto di rose bianche infioccato  d’oro e d’argento.

“Ascolto ogni genere musicale – dice Alfeo – , ma soprattutto: Claudio Baglioni, Antonello Venditti, Edoardo Bennato, Pino Daniele,  Zucchero Fornaciari, Gianna Nannini,  Celine Dione, Gipsy King.  Oltre che alle  melodie, presto attenzione ai testi, che mi commuovono se sono di contenuto romantico. Non sopporto, invece, la musica a ritmo martellante  e quella ad elevato volume che alcune persone ascoltano in auto.”

E mentre prendo appunti, avverto  che  la complicità è il collante della famiglia, che l’amore vi regna assoluto  e  che tra Alfeo e la sorella Tecla scorre il vincolo indissolubile del sangue.  “E’ la custode delle mie emozioni e la mia consigliera – dice Alfeo – nonché compagna nelle occasioni di svago. Con lei  il giovedì sera  mi reco al bowling per giocare a biliardo e a golf  e mangiare anche un panino col prosciutto crudo, accompagnato dalla mia amata coca-cola”.

Alfeo, che durante i viaggi tiene a mente i precedenti  punti di riferimento e che rammenta l’ubicazione dei supermercati disseminati nel nostro territorio,  ha un’ottima memoria anche per i nomi e cognomi. Non gli piace, invece,  il contatto con l’acqua e gli arrecano  fastidio tanto la vista dei  cani quanto lo schiamazzo dei bambini.

Alfeo, dunque, con una punta di soddisfazione, mi porge i quadri realizzati a scuola e che  recano in calce la sua firma: un tripudio di tinte sgargianti, una sorta di rivalsa sulle sfumature fosche della vita.

“Alfeo, è stato un vero piacere, ma devo andare!”

“E poi, e poi –  sai –  mi  rattrista la gente che piange. Ogni volta mi avvicino per asciugarle le lacrime.”

Una stretta di mano, mentre i nostri occhi  guardano  oltre l’integrità del corpo e le piaghe dell’anima,  la rettitudine morale e il tarlo della follia, gli indizi di gioia e  i dolori a oltranza,  la fiacca equità e la prepotenza dell’ingiustizia,  i dilemmi sull’esistenza e il passo implacabile della fine.

Lucia Corsale

 

 

 

 

 

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