L’accostamento all’arte pittorica è divenuto per Gianluca Sgarbossa abbraccio di una vocazione, slancio verso la libertà. Nell’associazione di forme e colori Gianluca traspone il suo primario senso di smarrimento, la progressiva conoscenza di sé, l’avvenuto riconoscimento della propria sensibilità. Una passione, dunque, che da illustre sconosciuta si è tramutata in gioco, riscoperta dell’armonia, tributo alla propria individualità. Una revisione della realtà con le sue ombre e luci, variazioni di tono, e quel tocco ora di malinconia ora di gioia di cui va vestita la vita. È proprio lì sulla tela che Gianluca, risarcendosi di una modesta eloquenza, ritrova la sintassi del suo linguaggio, la direzione verso l’infinito. In modo frammentario ci racconta della sua esperienza: la calda accoglienza in laboratorio, i primi colpi di pennello sul cartoncino, il maestro- amico che a volte gli dirige la mano. La pittura, dunque, quale luogo di intuizione fantastica, raffigurazione del reale, riedificazione delle speranze, costrutto di felicità. “Mi piacciono tanto le automobili – specifica – guarda questo quadro.” Non ce ne spiega il motivo, la ragione della predilezione per l’auto da corsa rappresentata, simbolo forse di indipendenza, emancipazione, scambio fra sogno e verità.
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ISSN 1123-3117 Rapporti ISTISAN 11/33 A cura di Aldina Venerosi e Flavia Chiarotti Dipartimento di Biologia Cellulare e Neuroscienze Presidente dell’Istituto Superiore […]